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No, un'AI non sostituirà i programmatori

A ogni release di un qualche modello generativo tipo GPT-3, riparte l'ansia di studenti e lavoratori sulla validità del loro percorso professionali e di studio.

Per chi non lo sapesse, da alcuni anni vengono offerti servizi di generazione o auto completamento che, a partire da un prompt testuale, generano pezzi di codice da includere nella vostra code-base.

Chi ha una comprensione superficiale dell'informatica va quindi in panico, scambiando questa imitazione per un reale processo di sviluppo software.

Un'AI può sostituire un programmatore?

Ci ruberanno il lavoro?

Ha ancora senso studiare informatica?

Risposta breve: no, smadonnate tranquille sugli errori di compilazione in Rust o sulla sintassi di YAML, che SkyNet non sta venendo a mangiarvi.

Una trattazione esaustiva degli aspetti tecnici e sociali dell'automazione nel settore tech va ben oltre l'ambizione di questo articolo, ma vediamo di fissare alcuni punti.

Partiamo con qualche riflessione su lavoro e automazione:

Vediamo ora qualcosa di più specifico su questi strumenti:

In conclusione, è ragionevole aspettarsi che questi strumenti cambieranno il modo in cui alcune persone scrivono alcune parti di codice, nello stesso modo in cui un nuovo filtro di Photoshop permette di creare in pochi secondi un effetto che prima avrebbe richiesto minuti od ore.

Se proprio volete preoccuparvi di trend legati al lavoro e all'occupazione nel nostro settore, le opzioni non mancano. La recessione, i tagli sistematici in buona parte del settore, il deskilling fatto coi bootcamp e le academy e la precarietà che ne deriva, la repressione antisindacale spietata sempre più comune anche nell'ambito tech. Di problemi sistemici ce ne sono tanti, di trend negativi pure. Non state a crucciarvi per la minaccia di un po' di matrici troppo cresciute e guardate piuttosto alle minacce poste da quegli esseri umani che vedono come un problema il potere e i privilegi derivati dalla posizione dei lavoratori tech nel nostro sistema produttivo.