Koxinga contro tutti

Koxinga è stato un importantissimo leader, brillante e sadico, del XVII secolo che forse, in quanto occidentali, non conoscete.

Koxinga (vero nome Zheng Cheng-Gong) nacque nel 1624. Figlio di un self-made man a capo di un impero commerciale-piratesco dell'Asia Orientale (all'epoca le cose erano più sfumate) più grande delle Compagnie delle Indie Orientali inglesi e olandesi e successivamente reclutato come ufficiale dall'Impero Ming (non era raro per i pirati essere integrati nei ranghi ufficiali). Nacque in Giappone, vicino a Nagasaki, infatti sua madre era giapponese (suo padre commerciava anche in Giappone) e visse lì fino all'età di sette anni per poi essere portato da suo padre in Cina.

Nel 1644, i Manciù, una popolazione nomade proveniente più o meno dall'attuale Manciuria (all'epoca fuori dalla Cina) sconfiggono i Ming e fondano la nuova dinastia Qing. Nel sud della Cina emergono gruppi di lealisti Ming, uno dei quali è guidato dalla nostra famiglia Zheng. Nel 1646 il padre di Koxinga si arrende ai Qing, viene fatto prigioniero e scrive al figlio di fare lo stesso. Il figlio risponde: non se ne parla. I Qing attaccano Anping, la città che è la base della sua famiglia. Sua madre (che aveva lasciato il Giappone per ricongiungesi con il figlio) si uccide per non essere fatta prigioniera. Per Koxinga la questione diventa estremamente personale.

All'inizio, le numerose vittorie di Koxinga contro i Qing sono così importanti che sembra che questi ultimi stiano per abbandonare Pechino per rifugiarsi in Manciuria. Koxinga è un comandante eccezionale, tuttavia anche lui non è privo di difetti, come il fatto che ha un debole per le esecuzioni. Sono frequenti i casi in cui fa giustiziare i suoi subordinati anche per i più piccoli errori. Oltre a ciò, ha un carattere davvero schifoso: irascibile, prepotente, capriccioso. Dopo molte vittorie, Koxinga commette un errore: annuncia la “battaglia finale” di Nanchino troppo presto e dà ai Qing il tempo di organizzarsi. Infatti non riesce a conquistare la città; se ci fosse riuscito, probabilmente i Qing non sarebbero stati l'ultima dinastia dell'Impero cinese.

Nel 1661 per assicurarsi un territorio sicuro da cui lanciare attacchi ai Qing, Koxinga attacca gli olandesi (più precisamente la Compagnia olandese delle Indie orientali, VOC) nella loro colonia di Taiwan. Taiwan, o meglio, una piccola parte di Taiwan era una colonia della VOC dal 1624. Quando gli olandesi arrivarono, c'erano poche migliaia di cinesi e le varie popolazioni indigene austronesiane che abitavano sull’isola da millenni. Taiwan era un'isola non rivendicata da nessuno stato, era usata come base d’appoggio per i pirati cinesi, giapponesi e di Okinawa ed era quindi anche un buon punto per il commercio con la Cina e il Giappone. Gli olandesi quindi pensarono: perché non farlo? Sono gli olandesi a favorire l'immigrazione cinese a Taiwan, per sviluppare l'agricoltura e l'economia dell'isola. Sono stati gli olandesi a far arrivare i cinesi sull’isola.

Il 2 aprile 1661 Koxinga arriva a Taiwan, vicino all'attuale città di Tainan, con circa 25.000 soldati. Il 4 aprile conquista il forte più piccolo, Fort Provintia. Il 7 aprile inizia l'assedio del forte principale, Fort Zeelandia. Gli olandesi partono con coraggio perché hanno di fronte “solo” i cinesi, non un esercito di “persone civilizzate”. Col tempo però le cose cominciano ad andare male, anche perché da Batavia (l'attuale Giacarta, capitale della VOC) non sembrano arrivare rinforzi.

I rinforzi olandesi, invece, arrivano due volte, a luglio e a ottobre. Ma entrambe le volte è un disastro per gli olandesi. L'esercito di Koxinga li sconfigge per 2 a 0, ora a Fort Zeeland l'umore è pessimo. Da entrambe le parti si registrano casi di comportamento barbaro alimentato dalla durata dell'assedio: un medico olandese viviseziona i prigionieri cinesi, le truppe di Koxinga mutilano i prigionieri olandesi ancora vivi (genitali, orecchie, ecc.) e ne catapultano i pezzi dentro Forte Zeelandia. Tra i numerosi prigionieri di Koxinga c'è il missionario Antonius Hambroek, sua moglie e le sue due figlie. Hambroek viene inviato a Fort Zeelandia per mediare la resa ma fallisce, quando torna al campo di Koxinga viene decapitato e le sue figlie diventano concubine. In generale molti prigionieri olandesi, compresi i bambini, diventano schiavi o, se donne, concubine; alltri invece vengono crocifissi o muoiono di stenti.

La svolta: nel gennaio 1662 un disertore tedesco arriva al campo di Koxinga e fornisce preziose soffiate sui punti deboli del forte. Di conseguenza, messi di fronte all’inevitabilità della sconfitta, il 1 febbraio gli olandesi sono costretti ad arrendersi: possono partire con i loro beni e lasciare l'isola. Il periodo olandese a Taiwan si conclude. Subito dopo la conquista, Koxinga, non privo di spavalderia, punta alle Filippine (colonia spagnola). Invia il frate italiano Vittorio Riccio a negoziare con gli spagnoli; naturalmente gli spagnoli dicono di no e il frate si prepara a tornare sapendo che la sua testa rotolerà. Tuttavia nel giugno del 1662, mentre il frate è in viaggio, Koxinga muore di malaria all'età di 37 anni, probabilmente già affetto da pazzia forse dovuta alla sifilide. Ha goduto della conquista di Taiwan solo per pochi mesi.

La famiglia di Koxinga tenne l'isola fino al 1683, quando si arrese ai Qing, che non avevano nessun motivo nel conquistarla se non quello di eliminare del tutto i lealisti Ming. I Qing si impadronirono quindi a malincuore della metà occidentale dell'isola, ma non dell'intera isola: la parte orientale sarebbe rimasta un'area controllata dalle popolazioni indigene fino al periodo giapponese di Taiwan (1895-1945). Quindi, quando si sente dire dai cinesi che Taiwan fa parte della Cina fin dall'antichità è semplicemente una balla, mistificazione, propaganda.

Koxinga è stato a Taiwan per poco più di un anno ma ha avuto un ruolo cruciale sulla storia dell’isola. Se non fosse arrivato Koxinga, gli olandesi sarebbero rimasti sull’isola e sicuramente la storia di Taiwan sarebbe stata enormemente diversa.

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