Uno spazio sospeso tra realtà e immaginazione, dove il codice e l'ignoto si intrecciano.

#9 Giudici e Algoritmi.

Nelle aule dei tribunali, dove il peso delle parole decide destini e il silenzio della giustizia si posa come una lama sottile, inizia a farsi strada l'intelligenza artificiale. Non è più questione di fantascienza. I bit si intrecciano con la giurisprudenza, e algoritmi capaci di divorare enormi quantità di dati scrutano la legge, alla ricerca di verità inaccessibili all’occhio umano.

Nel Regno Unito, tra processi già virtuali e la presenza invisibile ma tangibile delle AI, ci si interroga: quanto a lungo l’essere umano resterà l’unico interprete della legge? Forse stiamo già osservando i primi passi di una nuova era, dove le sentenze non saranno solo frutto di ragionamenti, ma di calcoli freddi e precisi. Giurimetria, giustizia predittiva: concetti che sembrano distanti, ma che avvicinano il confine tra umano e macchina.

È difficile non evocare l'immaginario del romanzo Rapporto di minoranza di Philip K. Dick, dove il futuro della giustizia era affidato a esseri capaci di prevedere i crimini prima ancora che venissero commessi. Oggi, però, non sono quegli esseri ad influenzare il nostro concetto di giustizia, ma algoritmi che osservano, analizzano e predicono. Come nel romanzo di Dick, ci si interroga su quanto possiamo fidarci di un sistema che si basa su previsioni, su dati e statistiche, piuttosto che sulla complessità irriducibile dell’esperienza umana.

Dall'altra parte dell'Atlantico, negli Stati Uniti, lo scenario è simile e quindi per alcuni inquietante. Cause legali contro software generativi e deepfake segnano il futuro della giurisprudenza. Quale sarà il ruolo della creatività artificiale quando la legge si scontrerà con i confini dell’originalità e della manipolazione?

E in Italia, mentre i tribunali iniziano a esplorare l'uso di tecnologie sempre più sofisticate, il dibattito si accende su quanto l'intelligenza artificiale potrà davvero sostituirsi ai giudici. Si parla di LegalTech e predictive justice, e l'incertezza domina la scena. Siamo davvero pronti a cedere il timone della giustizia a un’entità senza coscienza né empatia?

Forse il vero dilemma non è se le AI prenderanno il controllo delle aule di tribunale, ma quando l'umanità delegherà questo compito agli algoritmi. L’AI potrebbe avere la capacità di sentenziare senza essere influenzata da preconcetti, emozioni o mancanza di conoscenza. Le probabilità di condannare un innocente potrebbero essere molto più basse di un giudice umano.

Preferisci un giudice pressoché infallibile o un essere umano?

paolo

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